da Limes 9.4.2021 . Daniele Santoro https://tinyurl.com/3au2ubsa
"[...] la sua eventuale realizzazione impatta direttamente sulla costituzione geopolitica della Repubblica di Turchia, fondata su due pilastri: il trattato di Losanna del 1923 e la convenzione di Montreux del 1936. Quest’ultima permise ai turchi di riasserire la propria sovranità (per quanto limitata dalle previsioni della convenzione stessa) sul Bosforo e i Dardanelli, il cui controllo era stato assunto dagli Alleati in seguito al loro ingresso a Istanbul nel 1918. A Montreux venne raggiunto l’apice della cooperazione post-bellica turco-sovietica. La convenzione fu infatti il prodotto di un’iniziativa diplomatica congiunta dalla Turchia di Kemal e dell’Unione Sovietica di Stalin.
Montreux risponde a un’esigenza vitale dei russi: prevenire l’ingresso delle talassocrazie nel Mar Nero, da dove è possibile colpire il cuore produttivo, culturale e demografico della Russia. In termini geopolitici le limitazioni fondamentali della convenzione sono quelle poste all’ingresso nel Ponto Eusino delle navi dei paesi non litoranei, non i vincoli all’uscita delle imbarcazioni militari di questi ultimi verso il Mediterraneo. Lo scopo di Montreux è proteggere il ventre molle della Russia. Fu con questa garanzia che i sovietici permisero ai turchi di riappropriarsi degli stretti.
La realizzazione di Canale Istanbul non farebbe decadere automaticamente Montreux, stante la presenza dei Dardanelli. La riforma della convenzione sarebbe tuttavia una conseguenza inevitabile – e voluta – dell’entrata in vigore del nuovo canale. Dal fallito golpe del 15 luglio 2016 Erdoğan prende regolarmente a picconate Losanna. In occasione della visita in Grecia del 2018 stabilì di fronte al suo omologo ellenico che “il trattato va aggiornato, perché non è un accordo tra Ankara e Atene, ci sono dentro 11 paesi. I giapponesi, per esempio, che ci stanno a fare?”. Più di recente il presidente del parlamento Mehmet Şentop ha citato Montreux come esempio di un trattato internazionale dal quale la Turchia, in quanto Stato sovrano, può uscire quando vuole. Sono state proprio tali dichiarazioni a innescare il comunicato degli ammiragli.
La fase dell’apertura è già nitidamente definita. A febbraio 2019 la Turchia ha usato i poteri discrezionali conferitile dalla convenzione per dilatare il tempo medio di attesa delle navi russe dirette dal Mar Nero al Mediterraneo via stretti turchi da 1-2 giorni a 16 giorni. Infliggendo pesanti danni economici a Mosca. Tuttavia, inferiori al pedaggio che Ankara intende far pagare alle navi che transiteranno per Canale Istanbul. Circostanza che renderebbe vantaggioso per i russi versare il dazio e che permetterebbe alla Turchia di diventare socia di fatto dell’industria petrolifera russa."