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AL CPI L'INCROCIO TRA GENITORI E FIGLI

 

La crisi economica, quella dei valori e della morale coadiuvata dal senso di potere dell’opportunismo, fanno crollare il diffuso muro invisibile dell’incomunicabilità tra genitori e figli, previo cambio di ruoli: raccomandanti e raccomandati

 

IN UN CPI DELLA PENISOLA ITALICA – Microstorie di una nazione che, derisa dal mondo e in declino da decenni, pretende ancora di definirsi democratica, meritocratica ed equanime.

 

Se con le recenti dichiarazioni della ministra Fornero si annulla lo scontato concetto che il lavoro sia un diritto nonostante un gruppo di “visionari della sovranità popolare” più di 60 anni fa l’aveva sancito per iscritto all’articolo 4 della Costituzione Italiana, fondando addirittura la neo-nata Repubblica proprio sul lavoro, la consuetudine del modus operandi dei cittadini pare non invalidi affatto il diritto al posto per quelli geneticamente congiunti a chi, a vari stratificazioni, detiene un ruolo di comando o di affiancamento allo stesso. In barba alla compatibilità delle competenze, inclinazioni professionali o intellettuali dei privilegiati.

 

Mi chiama un’amica residente in una città non in provincia di Ascoli. Luogo che mi ha visto come domiciliato temporale per un periodo di quasi un anno e mezzo, e che ha impresso nella mia mente ricordi indimenticabili.

 

Questa ragazza, cara amica che per un periodo è anche stata qualcosa di più, mi invita a farle una visita in ricordo dei bei momenti passati insieme con il resto della compagnia di amici che, causa dinamicità della vita (e della mia innata tendenza allo spostamento logistico del domicilio), non ho avuto modo di frequentare.
“Passa a trovarmi!”

 

Al terzo appello cedo. Giro in centro, tour in città a rimembrare i posti che frequentavamo, incontri con vecchi amici del posto. Insomma, le solite cose che si fanno quando si torna in un contesto nel quale si è lasciato un pezzo della propria gioventù.

 

Pernottamento casto a casa sua (meglio non ri-commettere errori…) e la mattina dopo mi chiede:
“M’accompagni al Cpi? A breve mi scade il contratto con l’azienda e non me lo rinnovano causa perdita di commesse, mi attivo fin da adesso a cercare qualcos’altro”.

 

Un “cercare qualcos’altro” che per lei e per centinaia di migliaia, anzi milioni come lei dura ciclicamente da anni.
Non posso che dire di si. Nell’atrio principale un marasma di 20-30-40-50enni che si aggirano in lungo e in largo alla lettura delle offerte in bacheca. Le mie capacità uditive, nonostante l’alto livello di decibel generato dalla nefasta folla, riconosco una voce familiare. Mi giro nella direzione.

 

Ecco che seduto in un ufficio aperto a pochi metri da noi, con la targhetta sulla porta che dice “Incrocio Domanda-Offerta”, appare la figura di un ragazzo che conosco. Uno che ha frequentato il nostro gruppo per un breve lasso di tempo. Famoso per la sua reticenza a concludere l’anno universitario senza andare fuori corso, e che di anni per l’ottenimento del fatidico pezzo di carta ne ha impiegati ben 10. Un foglio che, ora incorniciato a mo’ di trofeo, non ha che unico scopo quello di occupare una cinquantina di centimetri quadri del muro della sua stanza. Una maledizione che colpisce tantissimi altri come lui.

 

Famoso, inoltre, per il suo tormentato rapporto col padre, che lo ha condotto in età adolescenziale a scappare di casa per ben 3 volte. Una relazione che in più occasioni è sfociata in odio puro. E qui mi fermo. Mentre mi riaffiorano in mente questi aneddoti, parli del diavolo e spuntano le corna. Arriva il padre. Perché? Semplice.

 

E’ un dirigente dello stesso Cpi, anche se privo di incarico di responsabilità di alto livello.
Buffo, penso. Ma tu guarda il caso. Il figlio laureato in una materia totalmente opponibile alle attività espletate dal Cpi, che adesso lavora nello stesso contesto del padre, aborrito e ripudiato da sempre. Più che “Incrocio Domanda-Offerta”, questo è “Incrocio Genitori-Figli”, perfettamente funzionante. Scommetto che la De Filippi o la D’urso stiano morendo d’invidia. L’uomo entra e parla col sorriso al figlio, spensierati e raggianti. Una scena degna del vecchio telefilm “Little House On The Praire”.

 

Chi l’ha detto che la crisi abbia risolti solo negativi? A mio avviso, quello che fa è avvicinare le famiglie.